LEZIONI DI BATTERIA A FIRENZE  - Per studiare la batteria con Daniele Trambusti:   lezioni.di.batteria@danieletrambusti.it

accordatura della batteria


Premessa

“I tamburi della batteria hanno una nota definita?” la risposta è sì e no. Mi spiego......

La percezione dell’altezza più o meno definita e precisa di un suono dipende dall’ordine e dall’ampienza relativa delle armoniche rispetto alla frequenza fondamentale ed in questo caso il suono dei tamburi della batteria è messo maluccio, dato che l’interazione tra pelle battente e risonante crea delle “perturbazioni” armoniche che impediscono a volte tale precisa percezione. Molto meglio se la cavano i tamburi con una sola pelle, tipo i tom chiamati appunto “melodici” e i timpani da orchestra, questi ultimi addirittura hanno le parti scritte in chiave di basso con le note indicate “realmente” e tramite un pedale che agisce sulla tensione delle pelli possono essere accordati a diverse altezze con un’estensione che varia da una quinta ad un’ottava cromatica a seconda dei modelli e delle dimensioni. Le batterie moderne hanno raggiunto una grande raffinatezza costruttiva tanto che con tamburo accordato “a regola d’arte” ci si può avvicinare notevolmente alla precisione tonale.

E’ da chiarire che la posizione sul pentagramma della nota relativa ai vari strumenti della batteria non è affatto legata alla sua nota “fondamentale”. La “Chiave di batteria” non determina il “nome” delle note come succede per tutte le altre chiavi.

Altre variabili delle percezione del suono della batteria sono il tipo di ambiente dove viene suonata e la sua posizione in esso e anche la posizione dell’ascoltatore rispetto alo strumento.

Un ambiente riflettente con pareti spoglie, di grandi dimensioni o col soffitto alto esalterà la risonanza dello strumento e la percezione del timbro tenderà ad acquisire le caratteristiche della stanza, risultando più carico di armoniche medio-acute anche a scapito della precisione del suono e nell’ambiente “sonoro” si avranno più medio-acute o più basse a seconda che le dimensioni siano piccole o più grandi. Allo stesso tempo se la batteria è posta in un angolo suonerà più sulle basse e più precisa che se posta nel centro dell’ambiente. Una stanza più assorbente o più piccola, viceversa, enfatizzerà la precisione del suono, diminuendo di molto la sonorità generale, attenuando molto le risonanze dei tamburi rendendoli tanto più cupi, quanto più l’assorbimento del suono sarà importante e la distanza dell’ascoltatore aumenterà.

Si capisce come di questi fattori debbano essere tenuti in considerazione per la scelta dell’accordatura più adeguata anche al luogo dove suoneremo.

La posizione dell’ascoltatore determina anche la percezione dell’altezza: più la pelle risonante avrà un ruolo importante nella formazione del suono (accordature molto risonanti o ambienti ricchi di riverbero) e diversa sarà la percezione della sua nota per l’ascoltatore che sta “di fronte”  alla batteria rispetto a chi sta suonando.

Abbiamo già visto come i materiali e le pelli posso influenzare il suono di un tamburo ma ci sono altri tre fattori:

Lo spessore del fusto, che determina risonanza e la quantità delle armoniche prodotte. Uno spessore minore darà molta più risonanza per la presenza di molte armoniche, rendendo il suono più aperto ma anche meno preciso nell’intonazione e povero di volume. Spessori maggiori e le lavorazioni in massello diminuiscono il numero delle armoniche, quindi la risonanza, rendendo il suono, di conseguenza, più freddo ma più preciso nell’intonazione e potente.

La lunghezza del fusto determina la durata del suono e la sensibilità di risposta dinamica, a parità di diametro, anche l’intonazione “fondamentale” (la nota prodotta dal fusto del tamburo , senza le pelli) che tenderà ad essere più bassa e ed avere maggior sustain, per l’incremento della massa. I fusti più lunghi “power” sono però meno adatti ad essere suonati piano e danno il loro meglio a dinamiche più elevate. Per renderli più versatili si tende spesso a diminuirne lo spessore.

Il diametro del fusto determina l’altezza  della nota “fondamentale” .

Per dare qualche esempio: un tom corto e fine sarà molto risonante, con poco volume e risponderà prontamente anche a bassissime dinamiche, mentre con lo stesso diametro ma più lungo e spesso tenderà ad essere più potente e pulito ma meno morbido e avrà bisogno di molta energia per avere un suono più “strutturato” . Un tom lungo e più fine  dovrà essere sempre suonato più “vivacemente” ma, essendo più risonante dato il minor spessore, risulterà più “grosso” all’ascolto e con una nota meno definita e un po’ più sensibile.

Ora che abbiamo la batteria che fa al caso nostro, andiamo a montare e accordare le pelli che abbiamo scelto di usare.

Daniele Trambusti

I timpani moderni, presentano una membrana di mylar tesa su un bacino metallico semisferico, solitamente di rame, detto caldaia. L’esecutore può cambiare l'intonazione variando la pressione del piede su un pedale attaccato a un disco centrale che modifica la tensione della membrana e che permette di mantenere lo stesso timbro. Un indicatore a ghiera fissato sul bordo permette di determinare la tonalità desiderata.

Ho sempre diffidato dei “drum tuners”, cioè tutti quegli strumenti tipo dinamometri che misurano la tensione della pelle in un determinato punto.

Resto convinto che l’orecchio e l’esperienza siano i migliori strumenti per accordare i nostri tamburi.

Un fusto corto è di solito più risonante e morbido quanto più fine è il suo spessore, e risponderà prontamente anche a volumi bassi

Un fusto lungo e fine garantisce il massimo della resa sulle basse frequenze, risultando così più “grosso”.

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