LEZIONI DI BATTERIA A FIRENZE - Per studiare la batteria con Daniele Trambusti: lezioni.di.batteria@danieletrambusti.it
LEZIONI DI BATTERIA A FIRENZE - Per studiare la batteria con Daniele Trambusti: lezioni.di.batteria@danieletrambusti.it
Storia: Continuiamo a chiamarle pelli per la loro discendenza dalle quelle originarie che appunto erano di pelle animale, anche se oggi usiamo delle membrane in Mylar, Teflon o Kevlar, tutte pellicole plastiche sintetiche che hanno garantito alla batteria il vero salto di qualità, sia dal punto di vista delle sonorità che da quello della praticità di utilizzo.
Le prime pelli animali erano estremamente sensibili agli sbalzi di umidità e temperatura ed essendo di uno spessore standardizzato e comunque non facilmente calibrabile, costringevano ad un’accordatura sempre molto approssimativa e difficilmente personalizzabile.
Nel 1952 Remo Belli, un batterista figlio di immigrati italiani, brevettò la prima pelle sintetica in Mylar, una pellicola di poliestere inventata dalla Du-Pont durante la II guerra mondiale per scopi militari e diffuso ad uso civile nel 1952. Come già detto fu singolare è il modo con cui il nuovo prodotto fu pubblicizzato: venne costruita un enorme gran cassa di tre metri di diametro.
Da quel momento si cominciò a poter diversificare lo spessore delle membrane, dando il via allo sviluppo di innumerevoli tipologie di costruzione per adattarsi alle esigenze espressive.
Esistono pelli battenti e risonanti, queste ultime , caratterizzate da uno spessore minore e dall’assenza di verniciatura o sabbiatura per garantirne la massima sensibilità e. appunto, risonanza. Aumentando lo spessore diminuirà la risonanza e, nel caso del rullante, la sensibilità della cordiera (ragione per cui queste ultime hanno uno spessore minimo).
I principali tipi di pelli battenti che oggi il mercato mette a disposizione sono quelle Mono-strato, Doppio-strato, Idrauliche e “Mesh” a singolo e doppio strato.
Esistono delle regole comuni a tutti i tipi di pelli riguardanti lo spessore e il trattamento e cioè, più lo spessore aumenta e più si tenderà ad enfatizzare la nota fondamentale del fusto a scapito delle armoniche della pelle, mentre, a parità di spessore e numero degli strati, una pelle sabbiata suonerà più “calda” di una trasparente o senza verniciatura, dato che questi trattamenti tendono a smorzare leggermente le frequenze più acute.
Restando valido il concetto che non esiste miglior consigliere dell’esperienza e che, come vedremo nella sezione dedicata, l’accordatura ha un’importanza fondamentale nella resa timbrica di ogni tamburo, vediamo le tipologie principali, con relative caratteristiche sonore di massima, delle pelli attualmente in commercio:
Pelli Mono-strato: sono le più diffuse, versatili e comunque le più indicate per il rullante. Esistono in diverse gradazioni di spessore .
Quelle lisce o trasparenti oltre ad essere le più economiche garantiscono un suono più aperto e ricco di armoniche acute. Risultano molto indicate anche per l’utilizzo come pelli risonanti. Alcuni modelli hanno una sordina circolare incollata al centro, per ridurre drasticamente le frequenze acute a favore delle “basse” ed aumentarne soprattutto la resistenza. Esistono anche delle pelli mono-strato con un film di 3 o 4 centimetri di larghezza fissato sulla parte inferiore lungo tutto il diametro del cerchio, in questo caso l’effetto di sordinatura influenzerà solo le armoniche più acute senza interferire sull’incremento delle “basse”.
Le pelli mono-strato che simulano quelle animali, tipo le “FiberSkyn” o le “Reinassance” (come risonante del rullante) della Remo, dal colore ambrato tipico delle “antenate” si pongono come una via di mezzo tra le trasparenti e le sabbiate, sono molto usate nel Jazz come pelli per i toms.
Le pelli mono-strato sabbiate (coated) hanno le stesse caratteristiche di quelle trasparenti risultando più “calde” e corpose delle prime. La sabbiatura favorisce anche l’uso delle spazzole che altrimenti non produrrebbero il classico “fruscio”.
Esistono anche pelli mono-strato in tessuto di Kevlar per una grande resistenza alle potenze di esecuzione estreme, a scapito però della risonanza e della sensibilità ai bassi volumi.
Pelli Doppio-strato: sono molto usate nel rock e nel metal sui toms. Hanno un attacco molto corposo e corto e una risonanza controllata. Variano a seconda del tipo di costruzione. I modelli con il secondo strato montato sul centro della pelle a 3 centimetri dal bordo (tipo Pin Stripe della Remo) hanno un sustain (tenuta del volume sonoro) più lungo di quelle con il doppio strato totale, che tendono ad essere più corpose ma più “corte” nella risonanza. Anche per questa tipologia, in alcuni marchi, c’è la scelta tra sabbiate e trasparenti, con le caratteristiche e differenze già descritte.
Pelli Idrauliche: sono delle “doppio strato” con un liquido tra i due fogli che ne garantisce il classico suono ovattato e con un sustain decisamente corto. Sono pelli dal suono “scuro” ma molto morbido che si adattano bene ad accordature molto alte, permettendo di avere un grande rimbalzo senza rinunciare troppo alla resa sulle basse frequenze.
Pelli “Mesh”: sono nate per essere montate sui pads delle batterie elettroniche, hanno la caratteristica di non produrre, o quasi, alcun suono. Quindi sono indirizzate ad un uso “domestico”, quando cioè abbiamo l’esigenza di suonare senza essere sentiti o quasi. Rappresentano una validissima alternativa ad altri sistemi di “sordinatura totale” tipo strati di gomma sulle pelli, perché consentono di mantenere il rimbalzo tipico delle pelli “normali”.
Sono costruite con una rete finissima di Teflon e non producono suono dato che l’aria ci passa attraverso inibendo la vibrazione del fusto e della risonante. Esistono singolo e doppio strato e queste ultime sono a mio avviso preferibili per i fato che riproducono in maniera più fedele il rimbalzo delle pelli “sonore”.
Ma quand’è che una pelle deve essere sostituita?
A parte, ovviamente, quando sono rotte o bucate, le pelli della batteria non sono eterne o quasi come molti batteristi purtroppo “squattrinati” vorrebbero. Come le corde della chitarra, le ance del sax ecc. sono le parti in vibrazione con la maggior usura e da loro dipende gran parte della qualità sonora dello strumento.
Spesso suonando “through the drumhead” (attraverso le pelli), senza cioè sfruttare al massimo il rimbalzo e stringendo innaturalmente la presa, oltre a spaccare decine di bacchette e soffrire per le peggiori piaghe, può succedere lasciare delle ammaccature che piano piano creano quei classici avvallamenti più o meno profondi , tipici da “sala prove”. In quel caso la pelle, ahimè, è fottuta. Non avrà più l’elasticità e uniformità di tensione che ne garantisco il giusto suono emettendo più che altro un rumore.
Ma senza arrivare ai casi estremi, teniamo presente che le pelli, gradualmente perdono elasticità “stirandosi” fino ad arrivare ad un punto di non ritorno, quando per esempio ci è impossibile accordarle più basse senza farle vibrare malamente e quando addirittura si arriva al fondo corsa delle viti di tiraggio.
Anche il deterioramento e perdita della sabbiatura, soprattutto nella parte centrale, che riporta la pelle allo stato trasparente, senza influire sui parametri di tensione tende però a cambiare la resa armonica e quindi sarà un fattore da valutare per una eventuale sostituzione. In quest’ultimo caso, sempre che la pelle una volta smontata non presenti evidenti ed anomali segni di stiramento, come avvallamenti o ammaccature, potrebbe sempre essere tenuta come riserva di emergenza; facendo molta attenzione, in questo caso , a fare un piccolo segno di pennarello sul fusto, sul cerchio e sulla pelle per poter rimontare tutto nella stessa posizione, rispettando le eventuali irregolarità.
Le pelli della batteria
Daniele Trambusti
Pelli monostrato trasparenti (clear) e sabbiate (coated)
Suono brillante, sustain lungo e durata media.
Tipo Ambassador Clear
e Coated,
Aquarian Classic Clear,
Evans Genera (queste ultime anche esistono anche doppio strato).
Pelli “Mesh”, ottime per rendere la propria batteria
muta
Pelli idrauliche, suono molto corto e scuro, discreta durata.
Mono o doppio strato con
una sottile fascia
sul bordo per sordinatura.
Come le Aquarian Studio X o le
Remo PowerStroke 3 (1 strato).
Le Evans Clear Edge Control,
Remo PowerStroke 4,
Aquarian Super 2.
(2 strati)
Pelli doppio strato, suono più cupo e sustain ridotto
Pelli singolo strato che simulano la consistenza di quelle animali
Pelli singolo strato con adesivo centrale.
Suono più scuro e sustain medio, grande durata
La Evans Emad Onix singolo strato complessivamente “scende” un po’ di più verso le basse frequenze della doppio
strato ma con un attacco meno definito.
La Evans Emad 2, doppio strato come la Onix viene venduta con due anelli x sordina intercambiabili di sezione diversa.
INDICE
.....continua
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